FANTASMI: UN LAVORO SULL'INVISIBILITA'
Un corso di teatro può servire a
sviluppare nuove competenze, ma anche a tirare fuori immagini e storie
inaspettate, che in qualche modo appartenevano alla nostra coscienza, ad una
parte di noi che difficilmente saremmo capaci di esplorare, se non con gli strumenti
del teatro. In uno dei nostri ultimi laboratori svolto con un gruppo di adolescenti, siamo partiti da materiali semplici, come
stoffe e bastoni, abbiamo cercato tutte le possibili relazioni tra la nostra
fisicità e le loro superfici, dopodiché abbiamo cercato di capire cosa tutto
questo potesse evocare in noi. Sono venute fuori storie a volte buffe, a volte
dolorose, immagini spesso forti, capaci, però, di raccontare tanta verità del
mondo in cui siamo immersi, una verità che abbiamo bisogna di guardare, per
poterla affrontare e quindi superare.
La storia che ha preso forma da
tutto questo lavoro si è imperniata sul concetto di invisibilità: quanta
frustrazione può provocare il sentirsi ignorati o messi ai margini? E quanta
crudeltà può portare il desiderio di rovesciare la situazione per sentire
finalmente su di sé gli occhi di qualcuno? Queste riflessioni hanno portato con
sé l’immagine metaforica dei fantasmi, un’immagina dal sapore antico che,
tuttavia, continua ad attraversare anche il presente, perché il male e la
sofferenza sono concetti universali, che raccolgono le storie di tanti uomini e
donne, ragazzi e ragazze dentro un unico grande racconto.
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