venerdì 9 dicembre 2016

Pinocchio 2.0, ovvero i burattini tecnologici



Bambini tecnologici o burattini tecnologici?


 Helga Micari interpreta Pinocchio. Le foto di questo articolo sono tratte 
dallo spettacolo Pinocchio 2.0 - Viaggio nel Paese dei Balocchi nell'era digitale

La tecnologia digitale ha aperto nella nostra realtà concreta delle finestre su una realtà nuova, non più fisica, ma virtuale, una realtà vastissima, carica di informazioni, di immagini, di giochi, svaghi e stimoli visivi e uditivi un tempo inimmaginabili. Questo mondo digitale così affascinante ci ha conquistati tanto, che oggi queste finestre sono divenute sempre più presenti, così come sono divenuti sempre più frequenti i nostri accessi in questa realtà virtuale che, di fatto, ha acquisito nella nostra quotidianità la stessa importanza della realtà concreta. Si vive così di continui e frenetici passaggi tra una realtà e l'altra ed ogni aspetto della nostra vita ha ormai un appoggio nella realtà concreta e uno in quella virtuale.
Dopo aver abbracciato in modo tanto entusiasta  tutte le nuove tecnologie digitali ed aver modificato con tanta fretta il nostro stile di vita, è forse venuto il momento di fermarsi per capire quanto le nostre esistenze siano cambiate; perché, si sa, i cambiamenti portano novità, ma comportano anche delle perdite. Cosa abbiamo dunque perso rispetto al passato? E soprattutto, cosa abbiamo tolto ai bambini di oggi di quanto abbiamo amato nella nostra infanzia?
Gli studi sul tema sono ancora aperti, ma il sospetto che l'abuso delle nuove tecnologie abbia danneggiato qualcosa nel nostro modo di vivere comincia a farsi strada anche tra genitori, educatori e insegnanti.


Helga Micari e Felice Ferrara nel nuovo spettacolo di Teatrino Teatrò: Pinocchio 2.0

Dà da pensare la frequenza con cui controlliamo le notifiche sui nostri cellulari, e ancora la fragilità nelle relazioni sociali tra i più giovani desta il dubbio che la ricerca di amici via chat scoraggi la costruzione di una rete sociale nella realtà fisica.
La prima soluzione a questi problemi sembra piuttosto ovvia, ovvero porre un limite al tempo speso su internet. Ma è davvero solo questo il nodo del problema?
Il mondo di internet è davvero solo un contenitore neutro di dati, o sta forse plasmando anche il nostro modo di ragionare? Che dire infatti della qualità dei contenuti? Gli articoli che ci offre sono spesso brevi, superficiali e lacunosi, formulati secondo la logica del giornalismo televisivo più sbrigativo. Se infatti le ricerche su libri e volumi cartacei ci costringevano a sviluppare un livello di concentrazione alto e per un tempo prolungato, fornendoci un buon grado di competenza e forgiando infine le nostre menti verso un superamento dei nostri limiti, il linguaggio di internet sembra invece voler assecondare la nostra pigrizia, servendoci nozioni lampo e chiedendoci il grado minore possibile di concentrazione.
Per certi versi l’universo digitale non si allontana molto nelle sue trappole dal mondo televisivo, la novità sta piuttosto nella facilità con cui possiamo accedere oggi a internet, tanto che è possibile farlo in ogni luogo e in ogni momento. Non solo. Se un tempo si aveva un atteggiamento critico verso tutto ciò che poteva danneggiarci, oggi sembra prevalere un certo permissivismo che ci porta ad essere molto meno responsabili di un tempo nei consumi, che si parli di tecnologia, di alimentazione o qualunque altra cosa. 

Pinocchio 2.0: un viaggio nel Paese dei Balocchi nell'era digitale

 
Con lo spettacolo Pinocchio 2.0 abbiamo voluto dare un nostro originale contributo a questa riflessione, partendo paradossalmente da un testo nato in un'epoca lontanissima da quella digitale, eppure a nostro avviso ancora validissimo per leggere in modo critico il nostro presente. Questo perché la saggezza di un grande scrittore attraversa tutti i secoli.
Ci siamo concentrati in particolare sulla parte finale del romanzo, soffermandoci soprattutto sull'episodio del Paese dei Balocchi. In questo paragrafo Collodi descrive un luogo che incarna bene lo spirito consumista: anche qui, infatti, si incoraggia la voracità e si spinge alla ricerca del piacere senza alcun limite. Il Paese dei Balocchi, infatti, non è tanto il regno del gioco, quanto il regno del gioco smodato, senza regole, senza orari e senza misure.




Così la figura dell'uomo di burro che invita tutti i bambini a sperimentare questo paese dei balocchi dimenticando ogni senso del limite è simile al genitore permissivo e allo stesso tempo ai messaggi persuasivi inviati incessantemente dai mass media, e si contrappone nettamente alle figure del Grillo Parlante e della Fata dai capelli turchini, che possono invece rappresentare l’adulto positivo capace di impartire limiti e regole al bambino, senza paura di risultare odioso o noioso al bambino, perché non guidato da ansie narcisistiche, ma da un amore sincero che ha come unico interesse lo sviluppo e la crescita sana del bambino.




Ecco quindi quale potrebbe essere il suggerimento più prezioso di Collodi sulla questione: ogni volta che agiamo sui bambini lo stiamo facendo come un uomo di burro o un grillo parlante? E ancora: quello che proviene dai nostri video schermi assomiglia tanto alle promesse dell’uomo di burro o a quelle della Fata dai capelli turchini?
La verità è che non possiamo mai rilassarci del tutto. La vita ci chiede sempre di adoperare la nostra intelligenza e di analizzare in modo critico ogni cosa. Perché la nuova tecnologia è certamente uno strumento estremamente utile, ma siamo sempre noi a manipolarla, o a volte siamo noi ad essere manipolati attraverso di lei? Non dobbiamo mai smettere di riflettere, perché è questo che può fare di noi dei burattini o delle persone vere.





Pinocchio 2.0 Viaggio nel Paese dei Balocchi nell'era digitale
è una produzione Teatrino Teatrò - Campo Teatrale
di e con Felice Ferrara e Helga Micari
e con Riccardo Dell'Orfano 
scenografie di Helga Micari
marionette di Felice Ferrara
Canzoni di Riccardo Dell'Orfano
Sartoria di Mary Villanueva