Bambini tecnologici o burattini tecnologici?
Helga Micari interpreta Pinocchio. Le foto di questo articolo sono tratte
dallo spettacolo Pinocchio 2.0 - Viaggio nel Paese dei Balocchi nell'era digitale
La tecnologia
digitale ha aperto nella nostra realtà concreta delle finestre su una realtà
nuova, non più fisica, ma virtuale, una realtà vastissima, carica di
informazioni, di immagini, di giochi, svaghi e stimoli visivi e uditivi un
tempo inimmaginabili. Questo mondo digitale così affascinante ci ha
conquistati tanto, che oggi queste finestre sono divenute sempre più
presenti, così come sono divenuti sempre più frequenti i nostri
accessi in questa realtà virtuale
che, di fatto, ha acquisito nella nostra quotidianità la stessa
importanza della realtà concreta. Si vive così di continui e
frenetici passaggi tra una realtà e l'altra ed ogni aspetto della nostra
vita ha ormai un appoggio nella realtà concreta e uno in quella virtuale.
Dopo aver
abbracciato in modo tanto entusiasta tutte le nuove tecnologie
digitali ed aver modificato con tanta fretta il nostro stile di vita, è
forse venuto il momento di fermarsi per capire quanto le nostre
esistenze siano cambiate; perché, si sa, i cambiamenti portano novità, ma comportano anche delle perdite. Cosa
abbiamo dunque perso rispetto al passato? E soprattutto, cosa abbiamo tolto
ai bambini di oggi di quanto abbiamo amato nella nostra infanzia?
Gli studi sul
tema sono ancora aperti, ma il sospetto che l'abuso delle nuove tecnologie
abbia danneggiato qualcosa nel nostro modo di vivere comincia a farsi
strada anche tra genitori, educatori e insegnanti.
Helga Micari e Felice Ferrara nel nuovo spettacolo di Teatrino Teatrò: Pinocchio 2.0
Dà da pensare la
frequenza con cui controlliamo le notifiche sui nostri cellulari, e ancora la
fragilità nelle relazioni sociali tra i più giovani desta il dubbio che la
ricerca di amici via chat scoraggi la costruzione di una rete sociale nella
realtà fisica.
La prima soluzione
a questi problemi sembra piuttosto ovvia, ovvero porre un limite al tempo speso
su internet. Ma è davvero solo questo il nodo del problema?
Il mondo di
internet è davvero solo un contenitore neutro di dati, o sta forse plasmando
anche il nostro modo di ragionare? Che dire infatti della qualità dei contenuti?
Gli articoli che ci offre sono spesso brevi, superficiali e lacunosi, formulati
secondo la logica del giornalismo televisivo più sbrigativo. Se infatti le
ricerche su libri e volumi cartacei ci costringevano a sviluppare un livello di
concentrazione alto e per un tempo prolungato, fornendoci un buon grado di
competenza e forgiando infine le nostre menti verso un superamento dei nostri
limiti, il linguaggio di internet sembra invece voler assecondare la nostra pigrizia,
servendoci nozioni lampo e chiedendoci il grado minore possibile di
concentrazione.
Per certi versi
l’universo digitale non si allontana molto nelle sue trappole dal mondo
televisivo, la novità sta piuttosto nella facilità con cui possiamo accedere
oggi a internet, tanto che è possibile farlo in ogni luogo e in ogni momento.
Non solo. Se un tempo si aveva un atteggiamento critico verso tutto ciò che
poteva danneggiarci, oggi sembra prevalere un certo permissivismo che ci porta
ad essere molto meno responsabili di un tempo nei consumi, che si parli di
tecnologia, di alimentazione o qualunque altra cosa.
Pinocchio 2.0: un viaggio nel Paese dei Balocchi nell'era digitale
Con lo spettacolo
Pinocchio 2.0 abbiamo voluto dare un nostro originale contributo a questa
riflessione, partendo paradossalmente da un testo nato in un'epoca lontanissima
da quella digitale, eppure a nostro avviso ancora validissimo per leggere in
modo critico il nostro presente. Questo perché la saggezza di un
grande scrittore attraversa tutti i secoli.
Ci siamo
concentrati in particolare sulla parte finale del romanzo, soffermandoci
soprattutto sull'episodio del Paese dei Balocchi. In questo paragrafo
Collodi descrive un luogo che incarna bene lo spirito
consumista: anche qui, infatti, si incoraggia la voracità e si spinge alla
ricerca del piacere senza alcun limite. Il Paese dei Balocchi,
infatti, non è tanto il regno del gioco, quanto il regno del gioco
smodato, senza regole, senza orari e senza misure.
Così la figura
dell'uomo di burro che invita tutti i bambini a sperimentare questo paese dei
balocchi dimenticando ogni senso del limite è simile al genitore permissivo e allo stesso tempo ai messaggi persuasivi inviati incessantemente dai mass media, e si contrappone nettamente alle
figure del Grillo Parlante e della Fata dai capelli turchini, che possono
invece rappresentare l’adulto positivo capace di impartire limiti e regole al
bambino, senza paura di risultare odioso o noioso al bambino, perché non guidato
da ansie narcisistiche, ma da un amore sincero che ha come unico interesse
lo sviluppo e la crescita sana del bambino.
Ecco quindi quale
potrebbe essere il suggerimento più prezioso di Collodi sulla questione: ogni volta che agiamo sui bambini lo stiamo
facendo come un uomo di burro o un grillo parlante? E ancora: quello che
proviene dai nostri video schermi assomiglia tanto alle promesse dell’uomo di
burro o a quelle della Fata dai capelli turchini?
La verità è che non
possiamo mai rilassarci del tutto. La vita ci chiede sempre di adoperare la
nostra intelligenza e di analizzare in modo critico ogni cosa. Perché la nuova
tecnologia è certamente uno strumento estremamente utile, ma siamo sempre noi a
manipolarla, o a volte siamo noi ad essere manipolati attraverso di lei? Non
dobbiamo mai smettere di riflettere, perché è questo che può fare di noi dei
burattini o delle persone vere.
Pinocchio 2.0 Viaggio nel Paese dei Balocchi nell'era digitale
è una produzione Teatrino Teatrò - Campo Teatrale
di e con Felice Ferrara e Helga Micari
e con Riccardo Dell'Orfano
scenografie di Helga Micari
marionette di Felice Ferrara
Canzoni di Riccardo Dell'Orfano
Sartoria di Mary Villanueva
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