Rappresentare se stessi sulla scena, per liberarsi dalle maschere della vita
La preadolescenza è una fase di vita impegnativa: chi
l’attraversa si vede allontanare da ciò che era, senza sapere, però, dove stia
andando. Intorno a lui si muovono diversi modelli di comportamento: il ragazzo
può scegliere di aderire ad uno di questi ed entrare così in una personalità preconfezionata
che non lo rappresenti autenticamente, ma che gli possa in compenso dare
l’illusione di avere una forma più definita e una vita sociale più semplice.
Alcuni scelgono lo stereotipo del bullo o della figura trasgressiva, altri, al
contrario, quello dei ragazzi modello, convinti che questo li possa traghettare
più velocemente possibile dall’infanzia all’adolescenza.
Infine ci sono ragazzi che invece si nascondono dietro
stereotipi tutt’altro che gratificanti: quelli che li definiscono come persone senza
grandi prospettive, destinati alla mediocrità. E’ una scelta paradossalmente
confortante, perché permette di non scontrarsi con chi non vuole dare loro
fiducia o con chi vuole approfittare della loro debolezza per sentirsi forte. Una
scelta che accetta a priori il fallimento, per non sperimentarlo in modo più
doloroso, tramite la delusione.
In queste situazioni il teatro può divenire un’occasione per
condurre i ragazzi attraverso un percorso di sperimentazione delle proprie
risorse e di presa di coscienza della forza insita in ognuno di loro, volto al
recupero dell’autostima. Quando il ragazzo assapora l’ebrezza data dalla libera
manifestazione del proprio essere, incoraggiato ad esprimere senza timore né
giudizio le proprie potenzialità fisiche e vocali come le proprie emozioni, allora
avrà voglia di riportare questa forza ritrovata nella vita reale, rimettendosi
in gioco sia nella rete sociale che nel percorso scolastico.
Sono queste le idee pedagogiche che ci hanno guidato in
alcune occasioni e ci hanno così portato a guidare ragazzi chiusi, timidi e
introversi verso un’espressione forte delle proprie risorse, e a scrivere
quindi copioni incentrati sull’immedesimazione nella debolezza e
successivamente nella forza.
Il nostro obiettivo è liberare i ragazzi da qualunque laccio,
che sia esso costituito dal disprezzo sperimentato su di sé nella carriera
scolastica, in famiglia o nella rete sociale, o dall’adesione a stereotipi
vissuti come rassicuranti. Un processo che parte dalla presa di coscienza delle
maschere che siamo soliti indossare nella vita e termina con il coraggio di
lasciarla cadere per assaggiare una vita più autentica.
Illustrazione realizzata da Felice Ferrara e Marco Ferrara per la locandina di un saggio
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